C’era una volta una splendida isola governata da un Principe. Egli aveva un’amica di nome Giovanna, che sapeva preparare il pane profumato e si divertiva ad offrirglielo.
Quel pane particolare sortiva sul Principe uno strano effetto: quando ne mangiava, si disinteressava dei suoi sudditi e voleva soltanto giocare con il suo telescopio.
La notte scendeva e le stelle brillavano come lucciole nel cielo; il Principe guardava con il telescopio, ma i sudditi non riuscivano a vedere ciò che il Principe osservava, poiché nessun altro in tutta l’isola disponeva di un simile marchingegno.
Gli anni trascorrevano, la bella Giovanna portava il pane profumato e il Principe non faceva altro che mangiarne, senza più badare ai sudditi e alle loro faccende. Aspettava solamente che il sole tramontasse, per ricominciare a scrutare il cielo con il suo telescopio. Quel pane, infatti, aveva gettato un incantesimo sul Principe: mangiarlo lo faceva sentire felice e libero, ma al contempo lo allontanava dal mondo.
I sudditi si lamentavano della sua assenza, e alcuni iniziavano a pensare di ribellarsi, ma prima che riuscissero ad escogitare un piano per rovesciare il loro Principe una fata udì le loro lagnanze, e decise di intervenire.
Una notte, mentre il Principe era tutto preso dal suo telescopio ed ebbro del pane profumato, la fata entrò nella sua stanza silenziosamente e senza farsi vedere. Egli non si accorse della sua presenza, così la fata sciolse l’incantesimo nel Principe e se ne andò.
Una volta rinsavito, il Principe distrusse il telescopio e mandò via dall’isola la bella Giovanna; quindi corse a scusarsi con tutti i suoi sudditi per non essere stato attento ai loro problemi, e ammise di essere divenuto ormai incapace di governare, dopo tutti gli anni trascorsi con l’unica compagnia di Giovanna e del telescopio.
Nominò un nuovo Principe più esperto e intelligente di lui, e divenne il più povero ed umile tra i sudditi, senza più una casa né un lavoro.
Fortunatamente, alcuni sudditi particolarmente gentili si offrirono di ospitarlo e di insegnargli a coltivare la terra, così col tempo anche lui avrebbe imparato a badare a se stesso, e vissero felici e contenti.
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