13 maggio 2012. Si gioca Juventus-Atalanta, ultima giornata di campionato. I bianconeri allenati da Antonio Conte si sono già assicurati lo scudetto dopo una miracolosa cavalcata, mentre i nerazzurri di Colantuono hanno la salvezza in tasca. È la classica partita che non ha nulla da dare, a parte il saluto a uno dei più grandi fuoriclasse del calcio italiano. Soprannominato il Pinturicchio, ha al suo attivo un campionato di Serie B, sei campionati di Serie A, una Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Coppa Intertoto UEFA, una Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale e una Coppa del mondo. Inventore del “gol alla Del Piero” (interno collo destro a giro da sinistra sul secondo palo), a trentasette anni suonati ha disputato pochissime gare, ma è stato ugualmente decisivo per la conquista del titolo. Non una sola partita senza almeno un assist o un gol. E il match contro l’Atalanta non fa eccezione: al 28’ del primo del tempo Alex parte in contropiede e, dopo uno scambio con l’ottimo Giaccherini, lascia partire un destro precisissimo che penetra la retroguardia atalantina e si infila in rete a fil di palo.
All’inizio della ripresa, come da usanza per tutti i campioni in procinto di andarsene, Del Piero viene sostituito per consentirgli il giro di campo e l’ultimo saluto ai suoi tifosi.
È a quel punto che accade qualcosa di mai visto: l’intero stadio si disinteressa completamente della partita e per quaranta minuti non fa che inneggiare al numero dieci bianconero, alla radio il cronista Carlo Nesti scoppia a piangere in diretta e, quando il triplice fischio dell’arbitro sancisce la fine dell’incontro, molti di noi ragazzi cresciuti con le prodezze di Alessandro del Piero si accorgono di essere diventati improvvisamente uomini.
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