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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

Le invasioni barbariche

Giovannone posa il boccale di birra e scruta l’orizzonte, lo sguardo torvo, il respiro pesante.  “Ora che non posso più sfogarmi allo stadio, non è più la stessa cosa.” Lo guardo distrattamente. “Cos’hai combinato?” “Insulti ed aggressione a pubblico ufficiale. Dovresti saperlo; in Volevamo essere cattivi ma non ci siamo riusciti mi hai descritto abbastanza bene.” “Benvenuto nel club”, commenta Duthiannen. “Hai mai letto Il settimo zaffiro ? A momenti mi giustiziavano per alto tradimento.” “Ho avuto anch’io i miei problemi”, tento di giustificarmi. “Qualcuno è entrato nel mio computer, ha cazzeggiato con Bitcoin e roba simile, e mi sono beccato un anno e quattro mesi. Siamo tutti fuori con la condizionale.” “Sì, anche noi”, ammettono tranquillamente Luca ed il Duca, come se nulla fosse. “Stessa storia di Giovannone”, precisa il Duca. “Dilettanti”, considera con distacco Luca. “Sentite qua: detenzione a fini di spaccio. Per sfangarla ho dovuto cantare, ho spedito tre spacciatori di...

Ombra Gialla deve andare via

Per ragioni che mi è impossibile spiegare pubblicamente, il racconto a puntate “Ombra Gialla deve andare via” è stato censurato.  Grazie alle lettrici ed ai lettori per essere stati con me.

Presentazione del libro "Volevamo essere cattivi ma non ci siamo riusciti"

A cura di Marisa Semeraro e Silvia Barcaricchio.  Si ringrazia il Circolo Arci di Trieste per avermi ospitato.

Recensione dell'Edicola d'Italia

  Michele Valdrè: l’autore di libri che conquista i lettori con il suo blog LEGGI LA RECENSIONE

Intervista all'architetto Maurizio Varagnolo

 

Il principe maledetto (per bambini e ragazzi)

C’era una volta una splendida isola governata da un Principe. Egli aveva un’amica di nome Giovanna, che sapeva preparare il pane profumato e si divertiva ad offrirglielo.  Quel pane particolare sortiva sul Principe uno strano effetto: quando ne mangiava, si disinteressava dei suoi sudditi e voleva soltanto giocare con il suo telescopio. La notte scendeva e le stelle brillavano come lucciole nel cielo; il Principe guardava con il telescopio, ma i sudditi non riuscivano a vedere ciò che il Principe osservava, poiché nessun altro in tutta l’isola disponeva di un simile marchingegno.  Gli anni trascorrevano, la bella Giovanna portava il pane profumato e il Principe non faceva altro che mangiarne, senza più badare ai sudditi e alle loro faccende. Aspettava solamente che il sole tramontasse, per ricominciare a scrutare il cielo con il suo telescopio. Quel pane, infatti, aveva gettato un incantesimo sul Principe: mangiarlo lo faceva sentire felice e libero, ma al contempo lo allontan...

Nella tela del ragno

  Mentre lavoro alla prima stesura de “L’Arcimaga” mi rendo conto che, se voglio addentrarmi nuovamente nel torbido sottobosco dell’editoria, degli alleati potrebbero far comodo; così decido di contattare un tale con cui ho collaborato anni prima, uno pieno di contatti e contanti, per sottoporgli la bozza.  Non appena ci incontriamo dice di essere lui a cercare me, e non il contrario. Sono settimane, dice, che sfoglia vecchie agende alla ricerca del mio numero, e non certo per un romanzo fantasy. Si tratta di qualcosa di molto più vasto, molto più fruttuoso. Un progetto a lungo termine per il quale ha già calcolato tutti i dettagli, ma se voglio farne parte devo tenermi la curiosità fino al prossimo incontro.  Lo conosco, è uno che non ama svelarsi, così accetto di recarmi a mie spese fino a una nota località del Trentino, dove attualmente risiede. Tra ville da favola e ristoranti mi sorbisco quarantotto ore di riunione in tre giorni, durante i quali mi illustra una seri...

Scusi, ma lei l'ha visto Pantani?

  30 maggio 1999 . Il professore ci ha riempito di compiti a casa. Sono nel salotto della casa dei miei nonni con la buon’anima del nonno Dario ; la nonna è uscita per delle compere e il nonno ne approfitta per godersi il Giro d’Italia, mentre io svolgo pazientemente il lavoro assegnatomi.  A un certo punto il nonno mormora: “Non posso crederci.” Alzo lo sguardo sul televisore. Si corre la Racconigi-Oropa, quindicesima tappa del Giro. Proprio all’inizio della salita lo specialista Marco Pantani, fresco di Maglia Rosa, ha un problema con la bicicletta. È saltata la catena e ci vogliono quaranta preziosissimi secondi per rimetterlo in sella. Mi allontano momentaneamente dal quaderno. La Mercatone Uno si stringe attorno al suo capitano e inizia a tirare. Pantani fatica a riprendere il ritmo, ma i suoi gregari ce la mettono tutta e riescono a fargli recuperare un po’ di terreno. A quel punto il Pirata riacquista fiducia e accelera.  Superato il gruppo degli inseguitori, la fi...

L'ultimo gol

13 maggio 2012 . Si gioca Juventus-Atalanta, ultima giornata di campionato. I bianconeri allenati da Antonio Conte si sono già assicurati lo scudetto dopo una miracolosa cavalcata, mentre i nerazzurri di Colantuono hanno la salvezza in tasca. È la classica partita che non ha nulla da dare, a parte il saluto a uno dei più grandi fuoriclasse del calcio italiano. Soprannominato il Pinturicchio, ha al suo attivo un campionato di Serie B, sei campionati di Serie A, una Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Coppa Intertoto UEFA, una Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale e una Coppa del mondo. Inventore del “gol alla Del Piero” (interno collo destro a giro da sinistra sul secondo palo), a trentasette anni suonati ha disputato pochissime gare, ma è stato ugualmente decisivo per la conquista del titolo. Non una sola partita senza almeno un assist o un gol. E il match contro l’Atalanta non fa eccezione: al 28’ del primo del tempo Alex parte in contropiede e...

Il treno magico

  Ferruccio è un abilissimo macchinista e guida i treni merci attraverso tutta l’Italia. Come molti italiani, è iscritto al Partito Fascista per obbligo e non sopporta la dittatura.  Il suo incarico è fondamentale per il trasporto delle materie prime, e gli risparmia il fronte di guerra. Ferruccio ne approfitta per volgere la situazione a vantaggio dei più deboli: di tanto in tanto lascia cadere dal treno qualche sacco di farina, zucchero, carbone o qualche fascio di legname, permettendo ai più poveri di accaparrarseli. Con gli anni si è guadagnato la stima dei colleghi, che non osano far parola alle autorità delle sue marachelle.  Quando passa da Trieste, vede sempre un gruppo di bambine giocare su un prato e fa rotolare verso di loro un po’ di legna. Ed è proprio a Trieste che vorrebbe stabilirsi alla fine della guerra, innamorato del nostro mare e dei colli spazzati dalla bora, ma per poter avere fissa dimora deve necessariamente sposarsi. Venuto a sapere di una coppia...

Il dono dell'angelo

  Una notte un angelo visitò un uomo in un sogno, e gli disse:  “Desidero mostrarti la differenza tra il Paradiso e l’Inferno.” L’uomo acconsentì, allora l’angelo lo portò in un grande ristorante dove le posate erano lunghe quattro metri, e il regolamento diceva a chiare lettere: VIETATO MANGIARE CON LE MANI. I commensali tentavano in tutti i modi di sollevare quelle enormi posate, ma non ci riuscivano, ed erano costretti a guardare tutti i manicaretti del mondo senza riuscire a mangiarne un sol boccone. “Vedi?” disse l’angelo, “questo è l’Inferno. Ora ti mostrerò il Paradiso.” L’angelo portò l’uomo in un ristorante identico al primo, dove però i commensali si organizzavano per sollevare le posate a gruppi di quattro, imboccando il quinto finché costui non era sazio. Allora si davano il cambio per imboccarne un altro, e un altro ancora, e non facevano che mangiare e ridere e danzare e festeggiare. “Vedi?” disse l’angelo. “Ecco la differenza tra l’Inferno e il Paradiso: le pers...

Perché non seguo più il calcio

  Giorno 12 marzo 2019 , ottavi di finale di Champions League. La Juventus ospita l’Atletico Madrid guidato da Diego Simeone, reduce da una vittoria per due reti a zero e specializzato nel non prendere mai gol. È la classica sfida impossibile . Il coach bianconero Massimiliano Allegri è tristemente famoso per le sue alchimie tattiche, che spostano continuamente i giocatori in qualunque ruolo ad eccezione dei loro ruoli naturali, con risultati tra il deludente e il disastroso. Molti talenti se la sono già data a gambe , ciononostante il nostro dispone ancora di una rosa di gran qualità, la cui punta di diamante risponde nientemeno che al nome di Cristiano Ronaldo . Non si capisce cosa stia passando per la testa di Allegri, sta di fatto che per una volta, UNA sola volta in tutta la sua carriera di allenatore bianconero, tutti i calciatori vengono schierati nei loro ruoli naturali.  Il risultato è una formazione devastante, che schiaccia l’Atletico nella propria area di rigore ...

Perché ho tifato la Juventus per venticinque anni

  Non seguo più il calcio (e in un prossimo post vi spiegherò anche il motivo), ma quando ero piccolo mio padre, come tutti i papà, faceva propaganda per reclutarmi nella sua squadra del cuore. La cosa funzionò benissimo, fino a quando qualcuno non si intromise. Qualcuno che risponde al nome di Roberto Baggio . Giorno 17 Aprile 1993 . Il Milan allenato da Fabio Capello è uno schiacciasassi temuto in tutta l’Europa, ma la Juventus è in ripresa grazie al lavoro dell’allenatore Giovanni Trapattoni e all’estro di Baggio, in odore di Pallone d’Oro .  Le due squadre si affrontano in un uggioso pomeriggio; un anticipo della giornata di campionato dovuto ai rispettivi impegni nelle coppe europee, ma siamo nel ‘93 e la televisione a pagamento non esiste. Siamo in diretta su Raiuno.  Il Milan parte benissimo e segna quasi subito con Marco Simone. La Juve tira fuori fisico, cuore e attributi, e due prodezze di Möller ribaltano il risultato.  Ma non finisce qui, perché verso il...

L'angelo dalle mani sporche

C’era una volta un uomo di nome Dario. Aveva gli occhi turchesi, l’aria pensierosa ed era di poche parole. Veniva da una famiglia povera.  Quando scoppiò la seconda guerra mondiale era troppo giovane per essere mandato al fronte, ma combatteva a modo suo, cacciando piccioni con la fionda e rubando legname per aiutare la sua famiglia a sopravvivere. Dopo l’armistizio di Badoglio aveva diciassette anni: un’età sufficiente per essere reclutato dai nazisti e mandato a scavare trincee per qualche mese, con un rancio da fame, un’igiene scarsissima e una buona dose di percosse. Al suo ritorno scoprì che sua sorella era morta di tifo, e lui non aveva potuto salutarla. Dovettero farlo sedere in una tinozza di aceto con tutti i vestiti, per eliminare la sporcizia e i pidocchi.  Dopo la fine della guerra trovò subito lavoro come carpentiere, e col trascorrere del tempo continuò ad imparare a lavorare il legno, a guidare e riparare macchine industriali, a costruire muri e case, ad aggiust...